Quanto conosci Diego Abatantuono?
20 Maggio 2019 Notizie
Diego Abatantuono nasce a Milano il 20 maggio del 1955, è un attore, sceneggiatore, comico e conduttore televisivo italiano.
Agli inizi della sua carriera ha fatto parte del Gruppo Repellente, ideato da Enzo Jannacci e Beppe Viola, assieme ad attori quali Massimo Boldi, Giorgio Faletti, Ernst Thole, e molti altri.
Reso celebre dal personaggio del “terrunciello”, che ha condiviso con Giorgio Porcaro, lo ha poi parzialmente accantonato, sapendosi ritagliare un proprio spazio nel cinema italiano.
Sapevi che:
– Gli zii erano i proprietari del celebre Derby Club di Milano. Da giovane era il tecnico delle luci del club e proprio per questo ruolo viene ingaggiato da I Gatti di Vicolo Miracoli, che lo portano con loro in giro per le serate.
– Il ciclo di film di Gabriele Salvatores, lo consacrano definitivamente come attore di talento, soprattutto nel film Mediterraneo (1991), premiato con l’Oscar per il migliore film straniero (1992).
– Proprio per Mediterraneo, non partecipò alla festa di fine riprese.
“Quella sera dormivo, così quando io e Ugo Conti ci presentammo la festa era bella che finita. Uno choc! Salvatores, Bisio, Bigagli, Alberti… non se lo sanno spiegare”.
– Nel 1992 collabora con Elio e le Storie Tese per “Supergiovane ” (in cui interpreta un “matusa”) e “La vendetta del fantasma formaggino” (in cui interpreta il Dio della Barzelletta).
– Nel 2003 Abatantuono ha ideato il programma comico Colorado Cafè in onda su Italia 1 e ne ha condotto le prime due edizioni, poi è stato ospite varie volte nelle successive edizioni.
– Tifoso del Milan, racconta: “Un giorno trovai il portafogli di mio nonno. C’erano due foto ingiallite. Padre Pio e Gianni Rivera. Gli chiesi chi fossero. Mi rispose: ‘Uno è un popolare frate pugliese, l’altro fa i miracoli'”.
– E’ un collezionista di tazze!
– Sgridava i suoi figli se non giocavano alla Play Station, ma sempre e soltanto dopo aver fatto i compiti.
“Quando gioco mi trasformo, perdo la testa. Un giorno ho sputato in faccia a un amico dei miei figli”.
– A Milano è talmente popolare che deve ricorrere a uno stratagemma: “Fingo di telefonare e dico ad alta voce, ‘Ah, è morto…’. Poi quando vedo che il tipo non demorde, allora aggiungo: ‘Ma come, è morto pure lui?’. Ma non c’è niente da fare”.